Municipio
L'attuale edificio venne realizzato in stile neogotico dall'architetto
feltrino Giuseppe Segusini (1801-1876) sul luogo e con alcuni elementi
architettonici dellantico palazzo comunale, detto la Caminada, demolito
a causa dell'impossibilità - all'epoca di un restauro conservativo.
Secondo gli storici locali il palazzo originale era stato eretto
fin dal XIII secolo e venne quindi completamente ricostruito nel
1476: era ornato da stemmi e busti dei rettori veneti, ora inseriti
nella decorazione esterna del Municipio e, i soli busti, a formare
una fascia tutto intorno al Teatro Comunale eretto in quegli stessi
anni dal Segusini.
All'intero aveva affreschi di Andrea Mantegna, Jacopo da Montagnana,
e Pomponio Amalteo (frammenti al Museo Civico). Ancor oggi sede
municipale, nella sala consiliare campeggiano due grandi affreschi
storici di Giovanni De Min (1786-1859) ed una serie di ritratti
di bellunesi illustri di Antonio Tessari.
Palazzo dei Rettori
Fu sede per quasi quattrocento anni dei rettori veneti che
governavano Belluno e il suo territorio. Su un preesistente e più
arretrato edificio fortificato realizzato a partire dal 1409 (e
completamente bruciato nel 1802) venne aggiunta nel 1491 dal rettore
veneto Maffeo Tiepolo sul lato ovest una prima loggia lombardesca
a due piani, poggiante su tre archi. Nel 1496 fu adottato un progetto
di ampliamento disegnato dal veneziano Giovanni Candi (l'autore
del "bovolo" di palazzo Contarini a Venezia), più volte interrotto
fino alla crisi seguita alla guerra di Cambray. Venne infine completato
nel 1536 durante il rettorato di Girolamo Rimondi. Tra il 1536 e
il 1547 venne innalzata la torretta dell'orologio, progettato dal
fiesolano Valerio da San Vittore. Sulla facciata, stemmi e busti
di rettori veneti dei secoli XV-XVII. All'interno numerosi locali,
nonostante i radicali restauri resisi più volte necessari in seguito
ai terremoti degli ultimi due secoli, hanno mantenuto la fisionomia
originaria, in particolare il salone centrale del secondo piano
e la vicina saletta, con il soffitto alla sansovina. E' sede della
Prefettura.
Auditorium
Anticamente palazzo fortificato sede dei vescovi-conti, secondo
la tradizione venne eretto (o più probabilmente ampliato e rafforzato)
alla fine del XII secolo dal vescovo Gerardo de Taccoli, morto nel
1196 combattendo in battaglia contro i Trevigiani. La torre civica
regge la campana al cui suono, dal 1403, si riuniva il Maggior Consiglio
cittadino. Una torre gemella, sull'angolo verso il Duomo, venne
abbattuta nel 1516 per allargare la piazza di fronte al Duomo ma
anticamente doveva essercene una terza, centrale, come mostra chiaramente
l'antico sigillo vescovile che riproduceva proprio questo edificio.
Più volte rimaneggiato, il portale ed alcuni elementi dei finestroni
superiori risalgono alla ristrutturazione attuata dal vescovo Giulio
Berlendis nel XVII secolo.
Gravemente danneggiato dal terremoto del 1873, subì un totale
rimaneggiamento interno curato dall'ing. Giorgio Pagani-Cesa, cui
si sommarono gli interventi sulla facciata seguiti al nuovo sisma
del 1936. Già sede del Tribunale, ora è adibito ad Auditorium comunale.
Cattedrale
Un primo edificio sacro, probabilmente paleocristiano, venne
intitolato a S. Martino di Tours dal vescovo di Belluno Felice nel
548, durante le guerre gotiche. Sulla facciata frammenti di plutei
e pilastrini databili ai secoli IX e X, rinvenuti al di sotto del
sagrato antistante. Degli altari trecenteschi rimangono la cosiddetta
arca degli Azzoni, murata all'interno del campanile, e quella degli
Avoscano, che oggi fa da mensa all'altare della cripta. Nel 1471
un incendio fortuito costrinse a rifabbricare il duomo, che prima
aveva la facciata rivolta verso il Piave: la nuova cattedrale venne
eretta a partire dal 1517, su disegno di Tullio Lombardo, e venne
via via arricchita per tutto il XVII e XVIII secolo dai vescovi
che si susseguirono alla guida della chiesa bellunese. Nel 1732
venne innalzato il campanile barocco, progettato da Filippo Juvarra.
E' basilica minore dal 1980. All'interno conserva opere di Cesare
Vecellio, Andrea Meldolla detto lo Schiavone, Jacopo Da Ponte, Andrea
Brustolon, Gaspare Diziani e altri.
Palazzo Crepadona
Il complesso è un palazzo nobiliare cinquecentesco che fu
edificato da Niccolò Crepadoni unendo una serie di edifici precedenti,
di cui l'altana conserva forse l'impianto di una delle antiche torri,
che sopravanzavano le mura cittadine.
Resti degli affreschi originari si possono ancora scorgere
al piano terra e al primo piano. Sotto il porticato del cortile
è stato collocato dal 1981 il sarcofago romano di Flavio Ostilio
Sertoriano e di sua moglie Domizia, del III secolo, rinvenuto nel
1480 scavando le fondamenta del campanile di S. Stefano, già precedentemente
innalzato su colonne in piazza duomo, tra cattedrale e palazzo comunale,
e poi di fianco alla stessa chiesa di S. Stefano. La Crepadona è
sede della biblioteca civica e del centro culturale cittadino.
Museo Civico
Eretto nel 1664 dal Collegio dei Giuristi, creato nel 1491
per riunire tutti i bellunesi, nobili o semplici cittadini che fossero,
laureati in diritto presso l'Università di Padova. All'esterno è
ornato da una fila di epigrafi dedicatorie con stemmi dei benefattori
(rettori veneti, vescovi e cittadini) che lasciarono in gestione
al Collegio un cospicuo patrimonio con cui esso esercitò funzioni
di pubblica assistenza a favore di numerose categorie di bisognosi
fino alla caduta di Venezia. Venne scelto come sede del Museo Civico
nel 1873 e fu aperto al pubblico a partire dal 1876.
Porta Rugo
Storico accesso meridionale alla città, dall'antico porto
fluviale di Borgo Piave. Agli inizi dell'800 venne abbattuta buona
parte delle mura cittadine e con esse la grande torre sulla sinistra
e le altre fortificazioni laterali che difendevano la porta. Del
complesso originale, attraverso cui entrarono il primo rettore veneziano,
Antonio Moro, nel 1404, e l'imperatore Massimiliano d'Asburgo nel
1509, rimane l'arco acuto interno tardo duecentesco, con ancora
la nicchia entro cui le cronache raccontano che rimase fino al XVII
secolo lo stemma affrescato dei Visconti, signori di Belluno tra
il 1383 e il 1404.
La sistemazione della facciata (in cotto e non in pietra,
cosa inusuale per Belluno)segue il progetto commissionato nel 1622
dal rettore veneto Federico Corner all'architetto Lorenzo d'Alchini.
La nicchia centrale tra i due stemmi contiene ancora la base con
le zampe del leone di S. Marco abbattuto dai rivoluzionari Giacobini
nel maggio del 1797. L'ultimo restauro è del 1902.
Chiesa di San Pietro
Edificata a tre navate dai Francescani nel 1326, qualche anno
dopo il loro primo arrivo a Belluno, fu demolita a partire dagli
anni '30 del XVIII secolo e completamente ricostruita nel 1750,
a causa dei danni subiti nel terremoto del 1709, sul progetto del
frate minore Ludovico Pagani, arretrando la facciata che infatti
ha lasciato visibile, in alto a destra del sagrato, uno degli archi
gotici originariamente interni all'antica costruzione.
In tale occasione venne completamente rifatta anche la cella
campanaria del campanile, più volte danneggiato nei secoli precedenti
da fulmini e movimenti sismici: l'attuale configurazione è quella
realizzata nel 1882 dopo i danni subiti nel terremoto del 1873.
Della costruzione trecentesca rimane la cosiddetta "cappella gotica"
ora inglobata all'interno del contiguo Seminario Gregoriano, che
sovrastava originariamente la navata di destra.
All'interno conserva importanti opere di Sebastiano Ricci
(la pala dell'altare maggiore e gli affreschi della cappella Fulcis),
quattro grandi tele di Andrea Meldolli detto lo Schiavone (Zara
1501 Venezia1563), che originariamente formavano le ante dell'organo,
e due pale lignee scolpite da Andrea Brustolon (Belluno 1662-1732),
provenienti dalla chiesa dei Gesuiti, dopo la soppressione dell'ordine
nel 1773 e le successive requisizioni napoleoniche.
Le
Fontane
Hanno un ruolo importante nella vita e nella storia di Belluno.
Città e frazioni ne contano circa 270: costruzioni in pietra, scolpite
e ricche di fregi, essenziali vasche in granito e lavatoi tradizionali.
Un affascinante percorso tutto da scoprire.
Piazza del Mercato
Una delle piazze più significative della città. Tra i palazzi
che la circondano spicca il Monte di Pietà. Iniziato nel 1501 sulla
spinta della predicazione del servita frate Elia da Brescia, il
palazzo venne completato nel 1531. Conserva ancora il portone originale
rinforzato con liste di ferro, nonché parte della decorazione a
fresco che in origine doveva ricoprire interamente i locali interni.
Sulla facciata, oltre al simbolo originale del Monte, cioè una "Pietà"
in pietra a tutto tondo e ad un leone veneto parzialmente scalpellato
dai giacobini nel 1797, compaiono numerosi stemmi dei rettori veneti
che garantirono l'autonomia amministrativa e gestionale del Monte
dai ripetuti tentativi di ingerenza attuati dal Consiglio dei Nobili.
Le relative epigrafi sono state invece accuratamente scalpellate
dagli stessi veneziani nel 1691, in esecuzione di una decisione
contraria alleccessiva esaltazione dei rettori di terra ferma. Nell'annessa
chiesa della Beata Vergine della Salute, sotto il portico al piano
terra, importanti opere di Andrea Brustolon e Leonardo Ridolfi (1684-1758).
Porta
Dojona
Prende il nome dal vicino torrione (Dojon) con cui costituiva
un complesso fortificato, già sede vescovile, all'angolo nord orientale
delle antiche mura. L'arco interno venne innalzato nel 1289 da Vecello
da Cusighe per il vescovo-conte Adalgerio da Vili alta: tale intervento,
all'interno del rifacimento generale della cortina muraria resosi
necessario dopo il tramonto del dominio di Ezzelino da Romano, è
testimoniato da una lastra in pietra, murata al di sopra dell'arco,
che presenta la più antica riproduzione dello stemma cittadino.
Il raddoppio rinascimentale è opera di Niccolò Tagliapietra e venne
realizzato nel 1553. La copertura di collegamento tra la nuova e
la vecchia porta fu decisa ed attuata nel 1622.
I battenti in legno originali sono ancora, secondo la tradizione,
quelli rifatti dopo l'assedio imperiale del 1509. Il leone veneziano
originale venne scalpellato dai Giacobini nel maggio del 1797. AI
suo posto venne inserito alla fine dell'800 l'esemplare quattrocentesco
che originariamente campeggiava sopra il primo arco e che era rimasto
inglobato dalla copertura seicentesca, che lo aveva fortunosamente
sottratto alla vista degli scalpellatori napoleonici. La porta è
stata oggetto di un recentissimo, accurato restauro.
Teatro Comunale
Costruito, in stile neoclassico, su disegno di Giuseppe Segusini
nel 1833-35, demolendo l'antico Fondaco delle biade (di cui rimane
una testimonianza nell'architrave, datata 1625, murata sul retro
del teatro) che sorgeva, con volumi molto minori, a fianco della
Porta Dojona a ridosso delle mura cittadine.
La facciata si ricollega a quella di altre realizzazioni analoghe
portate a compi- mento dal Segusini in quegli anni nel resto del
Veneto (Feltre, Serravalle) ed anche in Austria, dove il teatro
di Innsbruck rappresenta un'interessante variazione sul tema architettonico
bellunese. La scalinata di ingresso è caratterizzata da due leoni,
opera di Pietro Zandomeneghi come i due fregi al di sopra delle
porte laterali che immettono nel teatro. Intorno, in alto, nove
busti in pietra e in bronzo di Rettori veneti dei secoli XVI e XVII
provenienti dal demolito Palazzo Comunale. L'interno venne rifatto
una prima volta nel 1866, poi di nuovo nel 1948 e nel 1993.
Chiesa di Santo Stefano
Venne eretta tra il 1468 e il 1491 da maestri comacini per
l'ordine dei Serviti, sull'area dove sorgeva una preesistente chiesa
di cui rimane, murata sul fianco della navata sinistra, un'interessante
epigrafe mortuaria in volgare datata 1349. All'interno è di particolare
interesse la cappella Cesa, eretta nel 1485, con la grande pala
lignea di Matteo Cesa (1425-1495) e un ciclo di affreschi attribuito
in passato a Jacopo da Montagnana (1440-1499). Alla sinistra del
transetto si apre la Cappella dell'Addolorata, del 1737, con la
statua di Giovan Battista Alchini (XVIII sec.), allievo del Brustolon,
che tradisce però chiari influssi d'oltralpe. Alle pareti quadri
di Cesare Vecellio (1521-1601), Nicolò de Stefani (1520-1599), Francesco
Frigimelica (1570-1649), Antonio Lazzarini (1672-1732) ed altri.
La chiesa contiene due grandi angeli reggilampada ed un crocifisso
di Andrea Brustolon (1662-1732), provenienti da altre chiese scomparse
di Belluno. Ugualmente, il portale gotico sul lato sud, con le statue
dei santi protettori di Belluno, venne trasferito nel 1893 dalla
soppressa chiesa di S. Maria dei Battuti. Il campanile presenta
un grande orologio con il quadrante in pietra originale diviso in
24 ore, all'uso tedesco del XVI secolo.
Piazza dei Martiri
Piazza dei Martiri è il salotto di Belluno: un palcoscenico,
fuori le mura, segnato da quinte di grande diversità e insieme di
grande equilibrio, con i suoi palazzi e il passeggio sul listòn.
Chi vuol godersi lo spettacolo del mondo da una delle più belle
finestre del mondo, ha scritto il poeta Diego Valeri, vada a Belluno,
in Piazza Campitello, e guardi giù il Piave.
Fino al 3 giugno 1945 la piazza si chiamava Campitello, per
indicare larea dove tenere fiere, mercati, tornei, parate. Lattuale
denominazione rende omaggio ad uno dei più tragici eventi della
Resistenza, limpiccagione di quattro patrioti il 17 marzo di quellanno.
I giardini
Da un lato una fontana, costituita da una vasca circolare
di 16 metri di diametro, in cui si rispecchiano gli stemmi dei 69
Comuni della provincia, dallaltro lato il monumento alla Resistenza,
opera di Augusto Murer. I giardini di Belluno risalgono agli anni
Trenta.
Dal 1965 ospitano quattro pannelli in bronzo che rivisitano
momenti cruciali della Resistenza: il pane al partigiano, il Vescovo
di Belluno che va a baciare i quattro impiccati sui lampioni della
piazza, il campo di concentramento, il 25 aprile o meglio il 2 maggio,
giorno di Liberazione della città.
Chiesa di San Rocco
Voluta per voto cittadino contro la peste, la chiesa venne
iniziata nel 1530 e costruita a più riprese fino al 1561, come testimoniano
gli stemmi dei rettori veneti Giacomo Salomon (1659) sulla colonna
di sinistra e di Pietro Loredan (1561) sotto la statua di San Rocco
inserita al centro della facciata.
Venne officiata dai Cappuccini tra il 1605 e il 1769 assieme
al retrostante convento, che dopo la chiusura in età napoleonica
nel 1806, passò al demanio e fu acquistato dalla contessa Elisabetta
Agosti nel 1856. Ristrutturato il complesso, la chiesa venne riaperta
al culto nel 1860 e il convento fu trasformato in orfanotrofio da
don Antonio Sperti. L'istituto fu poi affidato assieme alla chiesa
ai Salesiani dal 1924 al 1957.
All'esterno, sotto il portico, due affreschi datati 1564
con la Trinità e i SS. Rocco e Sebastiano, sulla destra, e i SS.
Cosma e Damiano a sinistra. All'interno, dietro L 'altare maggiore,
una copia cinquecentesca dell'Assunta di Tiziano, l'"Estasi di S.
Francesco" del bellunese Gaspare Diziani (1689-1767), un grande
tabernacolo ligneo di Valentino Panciera Besarel (1829-1902) ed
altre pitture di Luigi Speranza (1819-1879), Luigi Cima (1860-1944)
e Antonio Duodo.
Porta Dante
Inaugurata nella forma attuale il 15 maggio 1865, alla fine
del cinquantennio di dominazione asburgica a Belluno, quale simbolo
patriottico della ritrovata unità culturale italiana, in realtà
sostituì la precedente porta Reniera, realizzata nel 1669 dal rettore
veneto Daniele Renier da cui prese il nome, il cui stemma in pietra
compare ancora sul fronte della porta verso Piazza dei Martiri.
La porta Reniera aveva a sua volta preso il posto di un'antica
pusterla, cioè un'apertura di servizio presente nel tratto delle
antiche mura tra porta Dojona e il castello, denominata Ussolo,
cioè porticina.
Collegio dei Gesuiti
Il complesso venne eretto a partire dal 1704 su un progetto
originale dell'architetto gesuita Andrea Pozzo (1642-1709) con l'annessa
chiesa di S. Ignazio, ridisegnata in forme più lineari ed innalzata
a partire dal 1714 dall'austriaco Matthias Gremsel (XVII-XVIII secolo),
allora al servizio dei conti Brandolini nel castello di Cison di
Valmarino.
Dopo la soppressione dei Gesuiti del 1773 l'intero complesso
fu trasformato in scuola pubblica, ospitando anche qualche anno
dopo il seminario dei chierici. Requisito nel 1797 dagli occupanti
francesi per utilizzo militare, che ne comportò una parziale ristrutturazione
interna con alterazione dei volumi originali, dal 1854 al 1862 fu
sede dell'Istituto Militare di Educazione Inferiore asburgico, quindi
divenne la sede del Distretto Militare provinciale fino alla sua
soppressione avvenuta nel 1995.